Premio 2017 – Massimo Morelli
Massimo Morelli, non vedente dalle scuole medie, è nato a Livorno nel 1965, diplomatosi al Liceo Classico, e poi laureato con lode all’Università Bocconi di Milano nel 1991 con relatore il celebre Mario Monti (come noto successivamente anche Primo Ministro). Dottore in Economia presso l’Università di Pavia nel 1995 e, contemporaneamente, presso la famosa statunitense di Harvard, ha svolto intensa attività di docente incaricato negli USA, presso l’Istituto Universitario Europeo e, dal 2014, di Scienze Politiche alla Bocconi di Milano. Autore di numerose pubblicazioni, è stato destinatario di molti premi e riconoscimenti e, nel 2016, ha ricevuto un contributo europeo di un milione e mezzo per finanziare una ricerca nei successivi cinque anni. Secondo livornese, dopo Azeglio Ciampi, nel 2008 ha ricevuto anche la Canaviglia del Comune di Livorno.
Quanto sopra era necessario per chiarire il livello di chi stiamo esaminando, ma non è mia intenzione parlarne della professionalità o dei risultati quanto della vita quotidiana e di A 1 2anni divenne cieco e per capire la geometria analitic escogitò di spingere il padre Aldo o gli amici ad usare la sua schiena per disegnarvi sopra col dito le figure geometriche: sul semplice palmo della mano, infatti, lo spazio a disposizione era troppo scarso.
Una volta diplomato, volle andarsene a Milano, giusto per voler dipendere solo da se’ stesso: anche se fu doloroso dirlo al genitore lo ritenne necessario per non abituarsi all’abitudine di esser portato a Pisa da qualcuno.
Scelse la Bocconi soprattutto perché aveva aule e dormitori vicino e così, all’inizio, lui avrebbe potuto spostarsi facilmente.
All’università, come sempre, prendeva appunti nella scrittura per ciechi (quella fatta di punzonature della carta inventata nel 1821 dal francese Louis Braille (1809-1852) e da lui così chiamata) ed il pomeriggio chiedeva ad amici e compagni di leggergli i testi relativi: per non pesar troppo su di uno solo, ingaggiò una ventina di studenti che pianificava settimanalmente su base oraria.
Già alle superiori in occasione dei compiti spostava il suo banco vicino alla cattedra e scriveva il dettato in Braille. Poi ne scriveva lo svolgimento ancora in Braille e, alla fine, stendeva la bella sulla Olivetti lettera 22. Al ginnasio trovò grande comprensione anche nella professoressa di Latino e Greco Viggiani Galeoni, sempre disponibile su sua richiesta, a cercargli un vocabolo sul dizionario data l’assenza di vocabolari in Braille. Una volta al Liceo la successiva professoressa mostrò dell’insofferenza per quella che a lei sembrò una serie eccessiva di richieste ed il nostro gli depose il proprio banco sulla cattedra lasciando la classe.
In America, ad Harvard, appena arrivato senza nemmeno conoscere l’inglese, non aveva assolutamente alcuna idea su cosa fare e come farlo. Per niente intimorito chiese in segreteria se era stato preceduto da qualcuno come lui e se esistevano supporti per la sua categoria di handicappato. La risposta affermativa gli suggerì di utilizzare i fondi a sua disposizione per affittare lettori umani al fine di ripetere quanto, a Milano, aveva ottenuto da amici e conoscenti.
Massimo usa il computer grazie a software particolari che gli sintetizzano acusticamente quanto gli è arrivato via posta elettronica od ha trovato in Internet. Sulla tastiera scrive a memoria ricordando i suoi inizi giovanili sulla Olivetti lettera 22 colla cuffia che gli riproduce sonoramente quanto scritto.
Si sposta in aereo con grande facilità da solo e tutte le mattine se ne va da solo in palestra per gli esercizi che la sua malattia gli richiedono.
La moglie Giunia Gatta, conosciuta in aereo, gli ha dato anche un figlio: Leonardo di 17 anni.
Non tutto, però, è stato facile come perché la malattia di Massimo (sindrome di Marfan) oltre alla cecità comporta anche una grande statura (Massimo è alto 2,11 e porta il 51 di scarpe) nonché possibili problemi cardiaci e nel 2000 il nostro ha dovuto essere operato a cuore aperto.
Del resto che la sua vita non sarebbe stata rose e fiori Massimo l’aveva saputo, ancora fanciullo, quando fu il suo atteggiamento a rincuorare una madre (Maria Teresa Merlani) disperata.
Dopo aver ricevuto il PREMIO LIONS nel 2017, propose a chi gliel’aveva assegnato di lanciare un progetto finalizzato a sostenere la massima scolarità dei ciechi e degli ipovedenti.